Grappa di Giacchè

Vitigno piedifranco a bacca rossa, grappolo spargolo con acini stretti, quasi privo di polpa Polifenoli alti.
Sappiamo che l’uva era nota già nel medioevo alle famiglie nobili presenti a Cerveteri (Orsini e Ruspoli). Queste lo vinificavano con altre uve(bianche e rosse) per renderlo più gradevole, viste le caratteristiche particolari del vitigno. Durante i loro, viaggi in Francia, riscontrarono l’esitenza di un’uva dalle caratteristiche simili chiamata Giacchè .Diedero, così, lo stesso nome al frutto Cerite. chiamato dal popolo Ciambrusca, data la somiglianza a quel frutto selvatico, presente ancora oggi nei colli Ceriti. Nel corso degli anni il Giacchè divenne sempre piu’ presente nelle vigne di Cerveteri , sia per le sue caratteristiche organolettiche che per la grande resistenza alle malattie comuni della vite.
I pensieri per un collegamento con il popolo Etrusco sono dati dalla presenza dei due vitigni nella zona di Cerveteri, le capacità degli Etruschi di coltivare e vinificare sono note e documentate, questo e le note romane che descrivono il piacevole vino usato nei banchetti Etrusca di Caere (Cerveteri), fa sì che gli Etruschi, possano aver dato inizio ad una lavorazione della vite selvatica e migliorarla con potature delle quali possedevano il culto.
Il Giacchè fino agli anni 60/70 era presente nelle vigne ceriti, poi con l’avvento della Cantina Sociale di Cerveteri ,i coltivatori preferirono sempre più uve con rese maggiori. Il Giacchè venne mantenuto solo da pochi viticoltori per uso domestico. Il Casale Cento corvi ha impiantato, e poi selezionato tra i vari cloni ritrovati nel territorio, 3500 piante in un ettaro.
La prima vendemmia è stata nel 2003, con susseguenti lavorazioni; fermentazione controllata in botte Grande, affinamento in acciaio e bottiglia.
Nel 2004 l’azienda Casale Cento Corvi sempre attenta alle potenzialità i questo vitigno, oltre ad una lavorazione simile al 2003, ha testato una passitura in vigna e quindi una vinificazione del Giacchè in forma passita.
Grappa di Montepulciano

Il vitigno di Montepulciano produce uva con la buccia spessa dalla tarda maturazione e richiede un clima asciutto e caldo.
Esistono diverse versioni sull'introduzione di questo vitigno in Abruzzo e soprattutto queste 'leggende' aprono dispute fra questa regione e la Toscana. C'è quella che vede il vitigno Montepulciano introdotto nella regione agli inizi del XIX secolo per opera di un viaggiatore proveniente dalla Toscana, e poi quella che sostiene la nascita del vitigno Montepulciano in Valle Peligna, notizia confermata da uno scritto dello storico Michele Troia risalente al XVIII secolo, (in un periodo, quindi, molto anteriore rispetto a quando si vantavano le origini toscane del vitigno). È nota la leggenda secondo la quale Annibale guarì i suoi cavalli dalla scabbia dopo averli lavati con abbondante Montepulciano d'Abruzzo.
Cenni letterari
Ovidio ne 'Le Metamorfosi', celebrò la bellezza dei vigneti della Valle Peligna (da cui proviene storicamente
il vitigno del Montepulciano) dalla quale giungevano a Roma i vini destinati agli imperatori e alla loro corte.
Grappa di Sangiovese

Il vitigno Sangiovese ha origini molto antiche. Come tale è conosciuto fin dal 1500, ma la sua origine è molto probabilmente etrusca, in particolare sembra provenire dalla zona a nord del Tevere e a sud dell'Arno, da cui poi si sarebbe diffuso oltre l'Appenino, fino ad interessare le colline romagnole ed emilliane. L'origine del nome è ancora più incerta, si va dall' 'uva sangiovannina' con riferimento alla sua maturazione precoce, al termine francese 'joueller' derivato dal latino 'jugalis' cioè aggiogare, in questo caso 'fissare a dei sostegni'. Il Sangiovese cambia notevolmente le sue caratteristiche espressive al variare dei climi e dell'altitudice a cui viene coltivato.